LO STRANIERO GNOSTICO

La Gnosi è veicolo e forma di redenzione

«Vedi, o figlio, attraverso quanti corpi, quanti ordini di demoni, quante concatenazioni e rivoluzioni di stelle, dobbiamo aprirci il cammino per affrettarci verso l'unico e solo Dio» (C.H. IV, 8). 

La caduta della Sophia, in forza del suo anelito di passione nei confronti del Protogenitore, ha dato vita ad una sorta di prolasso psichico che addensandosi ha originato il Cosmo. Il dramma interiore, la nostalgia e l’impotenza della Sophia inferiore, che non può guadagnare l’accesso a quel tempio imperituro che è il Pleroma, dà vita ad una nuova formazione ipostatica: il Demiurgo. Il quale, in forza della rimembranza trasmessagli dalla madre, organizza il cosmo con regole, pesi e misure che sono solamente immagine contorta e sbiadita di quella assoluta perfezione che è insita nel Pleroma. L’uomo pneumatico, come ultimo atto di questa tragedia cosmica, è immerso in un mondo ostile, frutto dell’opera creativa del Demiurgo che è l’artefice di ogni costrutto fenomenico e psichico che costituisce questa effimera manifestazione. Nello gnostico sussistono in opposizione due nature: quella materiale e psichica, involucri forgiato dal Demiurgo e dagli Arconti, e quella, soggiogata nelle precedenti, spirituale o pneumatica retaggio del pneuma della Sophia ancestrale. Il pneumatico, oramai consapevole della propria condizione e della falsità del mondo a lui circostante, percepisce se stesso come alieno a questo cosmo e a ciò che lo compone. Egli si muove, fra le cose degli uomini e della natura, stupito e nauseato, intriso di quel profondo nichilismo[1] che nel susseguirsi dei millenni caratterizzerà l’opera di filosofi come Emil Cioran[2]. L’essenza quindi dello gnosticismo è profondamente nichilista, in quanto egli intravede l’essenziale impermanenza e nullità di ogni costrutto naturale e umano. Si errerebbe nel ritenere che l’essere straniero sia riferito solamente allo gnostico, perché così facendo relegheremmo tale sentire, che caratterizza il percepire se stesso e il mondo, alla sola sfera fenomenologica, mentre in definitiva lo gnostico è un individuo, una semplice unità rispetto ad un’infinità di elementi che compongono il cosmo. In realtà vi è un proto straniero, la cui individualità è unica e non è frutto di enucleazione dall’insieme, non è dettata da un disturbo percettivo-cognitivo, da un’errata lettura di sé. Questo Unico è il Dio che è prima di dio; è il Protogenitore; è la radice del Pleroma; è colui che è estraneo (straniero) alla creazione, che è avvenuta non per sua volontà, non per un atto di amore, ma per l’errore della Sophia e l’arroganza del Demiurgo. In tale prospettiva l’essere stranieri, l’essere altro, assume una valenza ontologia e non più di semplice dimensione psicologica individuale. Non riguarda più il percepito, non concerne la sostanza delle cose su questo piano, ma permane ogni anfratto dell’individuo, della collettività e dell’universalità. La quale, l’universalità, è straniera al Dio che rispetto ad essa è occulto, così come egli è straniero rispetto ad essa; e al contempo lo gnostico è straniero ad essa, in quanto partecipe della natura del Dio Occulto. Lo gnostico è straniero non solo come formazione mentale e culturale; non è un pensare dissimile che lo rende dissimili dagli altri uomini, ma è l’essere animati da una sostanza che è altro rispetto a quanto vivifica l’intera creazione. La stessa vita che pulsa nello gnostico è straniera, in quanto è frutto dalla semenza celeste, il pneuma, e non della materialità demiurgica. Lo gnostico, in definitiva, appartiene ad un’altra generazione che lo rende ben oltre lo straniero[3]: egli è alieno.  Nei fatti ogni uomo è straniero quando si reca in visita in luoghi che hanno usi e costumi diversi dal proprio contesto di origine. Ciò però rientra in una fattispecie fenomenologica che non esaurisce la dimensione gnostica di essere non solo espressione di un luogo che ha una propria scala di valori, ma che è a sua volta di una sostanza diversa da quello in cui il pneumatico si trova a vagare. 

«Nel nome della grande, originaria Vita straniera dei mondi della luce, il sublime che sta al di sopra di tutte le opere» 

Nello gnostico lo stupore è misto al dolore, alla lamentazione per la propria condizione di esiliato, di straniero lontano dalla propria patria ed in attesa di quell’occasione di ritorno chiamata: redenzione e riscatto. 

«O quanto mi rallegrerò allora, io che sono ora afflitta e paurosa nell'abitazione dei malvagi! O quanto si rallegrerà il mio cuore fuori delle opere che ho fatto in questo mondo! Per quanto tempo sarò vagabonda e per quanto tempo affonderò in tutti i mondi?» 

Solamente attraverso la Gnosi, l’illuminazione delle illuminazioni, lo gnostico potrà procedere lungo quel percorso di risalita dalle sfere arcontiche delle quali studierà il potere, comprenderà i nomi occulti e realizzerà i giusti sigilli onde infrangerne il potere.


[1] Ogni posizione filosofica che concepisca la realtà in genere o alcuni suoi aspetti essenziali, dai valori etici alle credenze religiose, dalla verità all'esistenza, nella loro nullità.

[2] Ci ripugna, certo, considerare la nascita un flagello: non ci è stato forse inculcato che era il bene supremo, che il peggio era posto alla fine e non all'inizio della nostra traiettoria? Il male, il vero male, è però dietro, non davanti a noi. E quanto è sfuggito al Cristo, è quanto ha invece colto il Buddha: «Se tre cose non esistessero al mondo, o discepoli, il Perfetto non apparirebbe nel mondo...». E, alla vecchiezza e alla morte, antepone il fatto di nascere, fonte di tutte le infermità e di tutti i disastri.

[3] Lo straniero, lo strano, è uomo che giunge da luoghi lontani, ma pur sempre, sebbene animati da usi e costumi diversi, “umani”. L’alieno è l’altrui che appartieni ad altri: che non appartiene alle cose di questo mondo.

Contattaci

Questo indirizzo email è a disposizione per ogni autentico viandante lungo le vie della trascendenza.