"SALMO 134/133"
(tratto dal libro "I SALMI: STORIA, PREGHIERA, MEDITAZIONE, MAGIA ED ANGELI")

Ecce nunc benedicite Dominum omnes servi: Qui statis in domo Domini, in atriis domus Dei nostri. 2 In noctibus extollite manus vestras in sancta, et benedicite Dominum. 3 Benedicat te Dominus ex Sion, qui fecit coelum et terram.

 Questo Salmo è uno dei più brevi che compongono il Salterio, e siffatta concisione ben si adatta alla sua intima natura “sacerdotale”. Esso è l’ultimo dei quindici Inni denominati come “il canto dei pellegrinaggi”. Questa serie di Salmi è indicata anche come i "Canti delle ascensioni" e probabilmente erano suonati e cantanti dai pellegrini in viaggio verso la città di Gerusalemme. Questa sua terminale collocazione, l’ultimo della serie, connatura un percorso che deve essere seguito, onde giungere in quell’intimo luogo dove il Sacro arde in noi, simboleggiato dal Tempio di Gerusalemme.

 Questi pellegrini, che idealmente rappresentano tutti coloro che sono sulla via che conduce a Dio (questa via è rappresentata dall’orazione e dal canto dei Salmi), intessono un dialogo verso coloro che durante la notte abitavano nella casa del Signore, nel tempio.

Questo componimento è quindi un dialogo che trova collocazione temporale poco prima della chiusura delle porte del Tempio, fra i pellegrini e i ministri del culto. Quest’ultimi sono invitati a benedire la Divinità in ogni momento e per tutti gli uomini. Orbene è ovvio che l’Essere, espressione suprema di ogni benedizione, non necessita delle benedizioni della creatura ed in questo caso dobbiamo intendere, con maggior precisione, il ben parlare, il narrare la gloria e la potenza di Dio; la benedizione è quindi un racconto delle gesta e delle manifestazioni dell’Assoluto.

Questi ministri del culto, che hanno la grazia e la buona sorte di permanere in preghiera durante la notte[1] nella “casa del Signore”, sono invocati dai pellegrini, che da loro differenziandosi si inoltrano lungo sentieri sconosciuti e perigliosi.

La notte è il momento delle insidie, della tentazione, dei cattivi pensieri, dell’ansia per il domani che ancora non c’è e la recriminazione per l’oggi oramai morente. Nella notte si dibatte l’uomo e chiede l’aiuto dei sacerdoti, i quali sono al riparo da ogni insidia all’interno della rocca (della fede e del culto) divina. Sacerdoti che, nel momento culminante della preghiera, debbono alzare e protendere le mani verso il santuario, il sancta sanctorum, del Tempio; la loro orazione diviene adorazione, a cui segue la benedizione di Dio su tutti gli uomini fedeli alla sua legge[2].

 Come non intravedere in questa descrizione la necessità di ognuno di noi, nei momenti bui dell’anima e della mente, di sapere dell’esistenza di altri pellegrini in viaggio e della presenza di alcuni che con le torce della fede e della preghiera illuminano il cammino? Un Salmo di umana e fraterna speranza.

 Quando e come operare con questo Salmo?

 È sicuramente la domenica il giorno maggiormente indicato, per noi cristiani, per operare con questo Salmo. Questo componimento è indicato per richiedere che la benedizione divina discenda su di noi come ricompensa per il nostro retto agire ed il nostro giusto erigersi innanzi alle cose di questo mondo. Al contempo un ulteriore utilizzo del Salmo è indicato nei momenti di angoscia, di ansia e di recriminazione, dove la ricerca del conforto divino è massimamente necessaria e ricercata.

Il Salmo ci suggerisce, nell’ottica di una pratica integrale, anche la giusta e corretta posizione da tenere con il corpo: le braccia protese innanzi a noi, vero l’immaginario tabernacolo divino, e le mani ben aperte, in modo da trasmettere la nostra benedizione e ricevere, di riflesso, quella divina.


[1] I leviti (della tribù di levi, preposti per il servizio sacerdotale) svolgevano servizio nel tempio anche durante la notte. Inoltre dalla tradizione giudaica si apprende che durante alcune feste erano previsti servizi notturni nel tempio a cui partecipavano i pellegrini. 1 Cronache 9:33 Nuova Riveduta 2006 (NR2006)

33 Questi sono i cantori, capi delle famiglie levitiche, che abitavano nelle camere del tempio ed erano esenti da ogni altro servizio perché il loro servizio li teneva occupati giorno e notte.


[2] Salmi 84:4 Nuova Riveduta 2006 (NR2006)

4 Beati quelli che abitano nella tua casa e ti lodano sempre!


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