CARATTERISTICHE DELLO GNOSTICISMO

La Gnosi è veicolo e forma di redenzione

Vediamo adesso gli elementi principali della dottrina gnostica:

Dualismo

Come indicato in precedenza in ogni paradigma gnostico è insito il dualismo; questa contrapposizione fra due principi fra loro antitetici assume carattere verticale o orizzontale rispetto al piano ontologico[1]. Qualora siano presenti due principi coevi e portatori di elementi qualitativi e distintivi opponenti, siamo in presenza di un dualismo verticale; nel caso in cui, come ad esempio nei sistemi alessandrini, abbiamo un mondo superiore perfetto nella piena coscienza di se stesso e un mondo inferiore o quaternario avvolto nelle tenebre della caducità e dell’ignoranza, siamo in presenza di un dualismo orizzontale, il quale divide il piano ontologico da quello fenomenologico in modo che quest’ultimo non sia espressione diretta dalla radice spirituale superiore, divergendo in questo modo dall’impostazione filosofica di Martin Heidegger, secondo il quale la visione fenomenologica del mondo delle cose, degli uomini e degli accadimenti deve essere trascesa attraverso la comprensione dell’Essere che è prima di ogni fenomeno, e può considerarsi come propedeutica all’ontologia stessa.

Pleroma

Dal greco pienezza, è il mondo di luce e di puro spirito dove tutto è emanazione divina; nella gnosi alessandrina, così come in quella barbelotiana, troviamo un Pleroma inconoscibile, increato e fecondo che attraverso una cascata successiva di promanazioni ha dato forma alle varie potenze luminarie superiori che a loro volta hanno generato quelle inferiori.

Tale visione ipostatica viene ritrovata sia nel pensiero platonico sia nella tradizione cabalistica; nel Pleroma hanno sostanza e azione gli Eoni, esseri spirituali emanazione del Pleroma stesso che ne rappresentano qualità quali sapienza, intelligenza, forza, amore, comunione ecc...

Con il termine Pleroma è possibile intendere, oltre al mondo spirituale incorrotto ed eguale a se stesso, anche la radice prima che ha generato gli Eoni e fra di essi la Sophia, che nella cosmogonia gnostica alessandrina determina la nascita, dall’errore e dalla vergogna, del mondo inferiore. L’auspicio di ogni gnostico è quello del ritorno al Pleroma, da cui ha tratto la propria figliolanza spirituale, contrapposta a quella carnale e psichica generata dal demiurgo.

L’esistenza di un Demiurgo

L’Eone inferiore che ha creato questo cosmo imperfetto: è il frutto dalla cristallizzazione del pentimento della Sophia, l’Eone che, mosso da impeto di passione nei confronti della radice di tutte le cose, ruppe la perfetta quiete del Pleroma; la figura del Demiurgo oscilla fra il Creatore Diabolico e imperfetto di questo mondo, e una potenza inferiore da redimere.

Gli Arconti, i suoi figli, sono gli oppositori all’anelito gnostico del ritorno al pleroma; essi sono i governatori delle sfere astrali e solo attraverso opportune parole di passo (così come nell’Antico Egitto) è possibile superarli per accedere al Pleroma.

Da quanto sopra deriva come gnosticismo risolve in modo radicale il problema del “Perché del Male”, sostenendo che esso è intrinsecamente presente nella creazione, a causa di un errore della stessa dettato da un ente inferiore. L’ebraismo (da Mosè e Aronne in poi) e le religioni di derivazione cristiana, inseriscono la questione del male all’interno di un problema di libera scelta dell’uomo, dando ad esso una valenza etica e morale: è quindi l’uomo, che disconoscendo la legge divina, infrangendo i comandamenti, porta il male nella creazione e con esso l’angoscia, la pena e la morte.

L’avversario per antonomasia, Satana, in queste religioni, è un elemento interno alla creazione e la sua azione è permessa proprio in accordo alla libertà di arbitrio dell’uomo; il suo potere è limitato dallo stesso volere divino e dalla forza della fede che anima ogni credente.

Nello gnosticismo Il Dio veterotestamentario, il quale fattivamente crea questo mondo relegando l’uomo stesso a una vita di travaglio e di sofferenza, è soggetto a una rivisitazione, a una rilettura allegorica che ne rovescia la valenza trasformandola da animata da una volontà benefica a una pervasa da pernicioso spirito di contraffazione; essa si esplica nel suo desiderio di ricalcare, nella materia che governa, il mondo superiore che a lui stesso è negato, cosicché gli uomini, in cui è racchiuso il pneuma, sono costretti in un mondo illusorio e distopico.

Ricco è, nell’immaginario gnostico, il simbolismo legato alla figura del serpente spesso identificata con il salvatore, con il portatore di Luce che permette all’uomo di prendere coscienza della propria condizione di servitore del Demiurgo.

L’uomo

È visto come il frutto della malevola generazione del Demiurgo. Nei testi barbelotiani è descritto questo processo come un momento di creazione composita da parte degli Arconti, i figli del Demiurgo, i quali collaborarono a plasmare l’uomo; successivamente il Dio prima di dio, mosso a pietà insufflò l’anima nel corpo dell’Adamo Terrestre.

In altre tradizioni gnostiche in ogni uomo, seppure in misura diversa, è presente una scintilla spirituale residuale, frutto della potenza che tramite la Sophia è stata trasmessa al Demiurgo. Lo gnostico percepisce se stesso come straniero a questo mondo e ciò determina una sua estraneità alle convenzione sociali e ai tipici aneliti umani.

Le varie scuole gnostiche oscillano tra il rifiuto o l’indifferenza alle cose di questo mondo e il loro utilizzo parossistico, onde liberarsi dalle passioni tramite la loro assoluta soddisfazione.

La lotta

È l’azione ostativa posta in essere da parte del Demiurgo, e dei suoi servitori, affinché l’Adamo terreste (uomo) rimanga avvolto dalle tenebre della non conoscenza, in quanto l’ascesa dell’uomo e il ricongiungimento con il Pleroma segnerà la fine del tempo del regno del Demiurgo; nello gnosticismo la conoscenza, che è forma e veicolo di redenzione, assume carattere escatologico[2] poiché la riunione degli gnostici al Pleroma, segnerà la deprivazione spirituale del mondo inferiore, il quale semplicemente svanirà avendo perso di sostanza.

In tale concezione sentiamo forte il richiamo all’impermanenza delle cose tipico delle filosofie orientali; tale impostazione ha portato le varie scuole gnostiche a sviluppare una propria peculiare posizione attorno alle cose di questo mondo, che poteva oscillare dal netto rifiuto, dando vita agli anacoreti[3], all’opposizione attiva a ogni convenzione sociale e morale (ofiti, naaseni, carpocraziani) e infine alla strumentale apparente accettazione delle cose di questo mondo (valentiniani).

La comunicazione gnostica

Essa è una narrazione che avviene principalmente attraverso una serie di miti, i quali sono il quadro e lo sfondo dove operano degli Archetipi[4].

Lo gnostico deve comprendere in se stesso questi Archetipi, che hanno il potere di redimerlo dall’ignoranza e salvarlo dal potere ostativo e inerziale degli arconti; lo gnostico consegue tale risultato conformandosi psichicamente e spiritualmente a dette immagini superiori e ultramondane, attraverso la vivificazione interiore della narrazione mitologica.

Si comprende che le lenti culturali e il processo logico-dialettico, tipici della contemporaneità, impediscono una reale comprensione del mito gnostico, il quale è spesso ridotto a semplice narrazione da cui attingere nomi e concetti malamente impiegati e pessimamente compresi.

Inversione

In molti sistemi narrativi gnostici, che individuano nel dio dell’Antico Testamento la figura del demiurgo, le figure che si ribellano al dio tetragrammatico sono considerate degli eroi o dei modelli di gnostico perfetto.

Una di queste figure è Caino, il quale, dopo che Dio ha preferito a lui Abele, uccide il fratello minore; nella narrazione gnostica questo evento viene riletto in modo alternativo ripudiando un Dio che apprezza i sacrifici sanguinari di Abele, a discapito dell’olocausto incruento dei frutti della terra offerto da Caino. Questo per gli gnostici era una prova della natura carnale e sanguinaria del Dio tetragrammatico, e della sua divergente radice spirituale rispetto al Dio del Pleroma.

De-storicizzazione di Gesù

Abbiamo una separazione fra Cristo e Gesù. Il Cristo è visto come il Logos eterno e incorruttibile, e non l’uomo in cui il Logos si incarna, che soffre e che patisce, in quanto per lo gnostico non è possibile che il mondo spirituale e il suo emissario abbiano a soffrire i patimenti e i tormenti imposti dal potere degli arconti.

Ecco quindi che natura umana del Cristo era fantasmagorica, formata di sola apparenza e non soggetta ai travagli tipici della vita umana. Da qui la tipica espressione degli gnostici: ingannare gli ingannatori, dove con ingannatori si intendono gli Arconti e i loro servitori.

Gesù e Cristo rappresentano quindi due oggetti diversi in forma e in sostanza: il Cristo è il messaggero, l’elemento dinamico, che si raccoglie in ogni gnostico oramai maturo per la trasmigrazione verso il Pleroma.

Tale posizione ha portato alla nascita del docetismo che vedremo nei paragrafi a seguire.

Antropologia

Nella maggioranza dei sistemi gnostici abbiamo una ripartizione dell’umanità, in quella che possiamo definire una sorta di antropologia spirituale. Gli uomini rispetto alla Gnosis, alla Conoscenza vivificante, sono suddivisi in:

Ilici. Uomini completamente privi di ogni residuale scintilla spirituale, e per questi condannati perennemente all’illusione di questo mondo.

Psichici. Uomini che hanno la scintilla spirituale, ma non ne sono consapevoli. Ad essi è rivolta la divulgazione gnostica.

Pneumatici. Sono coloro che hanno la scintilla spirituale e ne sono consapevoli. Essi sono i liberati dal potere degli arconti e della natura.



[1] L’ontologia, una delle branche fondamentali della filosofia, è lo studio dell’essere in quanto tale, nonché delle sue categorie ondamentali. Il termine deriva dal greco ὄντος, òntos (genitivo singolare del participio presente del verbo εἶναι, èinai, «essere») e da λόγος, lògos («discorso»), e quindi letteralmente significa «discorso sull’essere», ma può anche derivare direttamente da τά ὄντα, ovvero “gli enti”, variamente interpretabili in base alle diverse posizioni filosofiche

[2] Dottrina proposta in ambito religioso o filosofico riguardo ai destini ultimi dell’uomo e dell’universo.

[3] Anacoreta (dal greco ἀναχωρητής anachōrētēs, derivato da ἀναχωρεῖν anachōrêin, ritirarsi) è detto di un religioso che abbandona la società per condurre una vita solitaria dedicandosi all’ascesi, alla preghiera e alla contemplazione.

[4] La parola archetipo deriva dal greco antico ὰρχέτυπος col significato di immagine: arché (“originale”), típos (“modello”, “marchio”, “esemplare”)



Contattaci

Questo indirizzo email è a disposizione per ogni autentico viandante lungo le vie della trascendenza.