L'UOMO E IL CAMBIAMENTO

La Gnosi è veicolo e forma di redenzione

Con forza va affermato che non esiste nessun salto quantico in vista per l'umanità, che nessuna nuova Era verrà con volto mite e amichevole a tendere la mano all'uomo bisognoso. Quanto vediamo attorno a noi - guerre, prevaricazioni, violenze di ogni tipo - è da sempre ombra dell'umanità, giacché da sempre l'uomo è eguale a se stesso; ciò che muta è solamente il modo, le forme e gli strumenti per imporsi gli uni sugli altri e con ciò attestare una degenerata e disfunzionale manifestazione di potenza. Sarebbe bello avere la certezza che una schiera angelica, o degli evoluti viaggiatori galattici, o chissà quale radiazione cosmica, sia in grado innescare universalmente un meccanismo di presa di coscienza e di fratellanza umana. Così evidentemente non è, poiché così non è mai stato. Essendo noi persone pratiche preferiamo operare attivamente, fin da subito, per la nostra reale illuminazione individuale piuttosto che attendere chissà quale sovrumano e globale intervento salvifico.

Uno stolto illuminato sarà sempre uno stolto, milioni di stolti illuminati saranno sempre e comunque stolti. Diversamente colui che opera e fatica, cade e si rialza nel viatico interiore, sarà padrone delle proprie conquiste, giacché nessuno potrà togliergli ciò che ha conseguito con ardimento e sacrificio.

Non basta comportarsi da Cristo per essere un Cristo, come non basta leggere le parole dei maestri per essere maestri. Non è tanto la forma delle cose che per noi fa la differenza, quanto piuttosto la radice di ogni nostra azione. Ogni giorno incontriamo moltitudini di persone che a dispetto delle sagge parole che escono dalle loro bocche, nel segreto compiono atti orribili e ipocriti verso gli altri. Perché accade tutto questo? I nodi insoluti della nostra infanzia, sebbene lo scorrere tumultuoso della vita, nonostante la nostra erudizione, a prescindere dal nostro stato sociale, sono sempre presenti e pronti a reclamare quanto loro dovuto. La nostra intera vita si organizza inconsapevolmente attorno ad essi, traendo direzione la prima e nutrimento i secondi, in una perfetta quanto diabolica simbiosi. Questi nodi insoluti, saranno i veri manovratori occulti della nostra esistenza: nella quale offriranno sempre gli identici drammi che abbiamo già vissuto e subito. Essi saranno i Soli Oscuri, invisibili ma realmente presenti, attorno ai quali ruoteranno gli atti e i fatti della nostra esistenza e in definitiva il nostro intero essere.

Ecco perché evoluzione, cambiamento, miglioramento, sono termini in sé e per sé privi di senso e sostanzialmente pericolosi. Essi non esprimono nessuna fattibilità concreta e dall'altro rimandano a un domani di nebbiosa possibilità. Mentre è doveroso prendere atto che ciò che non è compreso, che non ricade sotto la lente della nostra attenzione, è un ostacolo lungo la via della conoscenza e dell’autorealizzazione.

Nel mito della caverna di Platone, gli uomini sono paragonati a dei prigionieri incatenati in una grotta, con il volto girato verso la parete rocciosa. Questa irregolare superficie, verso la quale lo sguardo è rivolto, è animata da uno spettacolo d'ombre cinesi proiettate, all'insaputa degli ignavi prigionieri, da personaggi che sfilano davanti a un fuoco all'entrata della caverna.

Per questi uomini, la visione del mondo è limitata a quelle monotone immagini familiari che riflettono in modo deformato una realtà che essi non sospettano neppure. Ignorano del tutto l'esterno della caverna e il sole che brillando dissipa ombre ed incertezze. Se potessero cambiare radicalmente ottica e scorgere le altre dimensioni del mondo, inizierebbero a comprendere la loro situazione e cercherebbero, successivamente, di liberarsi da tale cattività.

Questo cambiamento di prospettiva - il tratto di unione percettivo-cognitivo - richiede molto coraggio e immenso sforzo; Platone suggerisce che i prigionieri si ribellerebbero contro coloro che volessero far loro girare la testa verso l'uscita della caverna; tanto è difficile nella vita quotidiana cambiare le abitudini di pensiero e la linea di condotta che ne deriva. Siamo assolutamente assuefatti dalla realtà percepita, che neppure ci poniamo il quesito se è l’unica possibile, oppure se essa, nella sua complessa frammentazione, è funzionale al nostro pieno sviluppo.

È realtà questa? Oppure è quel mescolamento fra luce e tenebra, come suggerivano gli antichi gnostici, atto a relegarci in una condizione di ignoranza e prigionia? La Realtà è infinitamente più vasta di quella che immaginiamo; per abbracciarne anche la minima frazione, occorre liberare il pensiero da tutte le sue limitazioni e sicumere. Queste riguardano in primo luogo noi stessi e non si riferiscono solamente alle nostre inveterate abitudini, alle paure, alle necessità psicologiche che cerchiamo di soddisfare o mitigare. Bensì vertono, soprattutto, sul quesito se noi siamo solamente ciò che siamo, oppure se vi è altro in noi stessi che merita attenzione e impegno. La capacità di sognare consapevolmente, i doni pervenuti attraverso, e il potere della nostra immaginazione non sono forse portatori, assieme a molto altro ancora, di esperienze tanto tangibili, se non di più, di quelle che maturiamo nella vita di ogni giorno? Ha senso continuare a vivere una vita metà, sospesa nella non curanza dell’enorme possibilità e potenzialità di cui ci priviamo perché non abbiamo “tempo” da dedicare alla ricerca di noi stessi?

Amico mio vi sono delle forze inerziali ed opponenti in noi, che tendono a lasciarci nell’immobilismo psicologico, nella frammentazione percettiva e nella mutilazione coscienziale. Inerziali perché ad ogni nostro sforzo fanno corrispondere elementi che frenano la ricerca - come ad esempio la cantilena interiore che suggerisce l’inutilità dell’azione – instillandoci dubbi e angosce. Opponenti in quanto ricercano, attraverso una sorta di magnetismo, di catalizzare eventi, fatti ed atti che si oppongono al nostro cambiamento. Il quale ineluttabilmente passa attraverso la progressione verso una presa di conoscenza integrale.

Analizzando attentamente la nostra vita comprendiamo come attraverso l’esperienza abbiamo appreso le leggi meccaniche, le convenzioni sociali, i pesi e le misure che regolano i rapporti umani. Ogni qualvolta che acquisiamo una di queste “verità orizzontali” la nostra vita subisce un mutamento, in quanto funzionalmente implementiamo il nostro sistema percettivo-cognitivo (la capacità di leggere e di reagire al mondo circostante) con queste nuove informazioni strutturali. Allo stesso modo dobbiamo acquisire nuova conoscenza attraverso la pratica spirituale, in modo da poter sondare quella che è la nostra reale composizione interiore. Ogni nuova informazione che ricaveremo su noi stessi, ci permetterà di procedere ulteriormente in profondità e svelarci frazioni di quel mondo interiore che è cosa unica con l’universo tutto. Ovviamente questa conoscenza non è una questione dialettica, di studio, di lettura o di oratoria. Bensì trattasi di una conoscenza dell’esperito, di quanto sostanzialmente traiamo da ogni singolo accadimento a seguito di una corretta comprensione del medesimo. Vedremo questo aspetto nei paragrafi successivi, adesso basta solamente riflettere attorno a quale tipo di conoscenza delle cose, dell’ambiente e delle altrui reazioni struttura ed indirizza la nostra vita. Drammaticamente però tale nostro modo di relazionarci ha due gravi falle. La prima è che generalmente siamo reattivi alle istanze esterne, ci muoviamo in stato di necessità per soddisfare i nostri bisogni. La seconda è che essendo indeterminati e sconosciuti a noi stessi, lo stesso sistema percettivo-cognitivo è fallace. In altri termini è come avere la pretesa di ricavare il peso certo di un vaso, avendo una bilancia mal tarata. Peccato che è attraverso queste misurazioni che impostiamo l’intera nostra vita e influenziamo quella degli ALTRI!

(TRATTO DA: UOMO ENTE MAGICO )

Contattaci

Questo indirizzo email è a disposizione per ogni autentico viandante lungo le via della trascendenza.