UOMO CONOSCI TE STESSO

La Gnosi è veicolo e forma di redenzione

Uomo conosci te stesso e conoscerai l’Universo; (Oracolo di Delfi) 

“L’uomo può essere figlio della Natura o figlio di Dio, ma non può essere contemporaneamente figlio della Natura e figlio di Dio. Così non possiamo legarci alle cose di questo mondo, e anelare il ritorno alla Dimora Celeste. Solamente quando il nostro desiderio diverrà volontà, il ritorno alla Dimora Celeste potrà avvenire.(Sovrano Ordine Gnostico Martinista) 

L'enigma dell'Oracolo di Delfi non è un grazioso aforisma con cui impreziosire una sfaccendata conversazione, ma un monito che deve essere adeguatamente compreso da ogni argonauta dello spirito. Tale imperativo categorico è la ricerca di noi stessi, volgendo lo sguardo verso una direzione nuova e inconsueta: il nostro mondo interiore. Dentro ogni uomo arde una scintilla divina e questa scintilla "anima" il Creato intero. Essa rappresenta una soglia verso la Conoscenza e la Consapevolezza del Sé, in un processo che è forma e veicolo di redenzione. L'uomo realizzato è il pentacolo umano che sorge dal quadrato (la materia) ed è inscritto nel cerchio (il divino). Il quadrato rappresenta gli elementi (aria, fuoco, acqua e terra) che compongono il dispiegamento polare della manifestazione. Il cerchio è il Divino che non ha inizio, non ha fine, non ha spazio e non ha tempo: perennemente uguale a sé stesso. Il pentacolo è l’uomo che ha nobilitato i quattro elementi, nelle loro articolazioni (fisico/psichico/animico) congiungendosi alla fiamma divina: il quinto elemento.  Ciò rappresenta l'equilibrio che è l’autentico fulcro dell’Universo. Tale sublime insegnamento è possibile conseguirlo solo attraverso il lavoro interiore, volgendo lo sguardo verso il nostro mondo intimo e scoprendo che in esso sussistono tutti gli elementi che animano l’universo intero. 

“Uomo conosci te stesso” 

Uomo conosci te stesso è un precetto che ha valore dinamico, è una tensione verso un obiettivo, ed implicitamente indica che l'uomo nella condizione di stato in cui si trova è ignorante.

Ma ignorante di cosa? Ovviamente di se stesso e tale ignoranza suprema genera una moltitudine di ulteriori menzogne.

La prima di esse è che l'uomo presuppone di conoscersi, mentre in realtà la sua sicumera si arresta a manifestazioni del proprio caduco essere. L’uomo coglie al massimo delle apparenze grossolane quali l’erudizione, la materialità e l’emotività. Fermandosi ad esse ritiene di conoscersi, mentre in realtà confonde i sintomi del proprio essere e non la sostanza del proprio essere.

La seconda menzogna è la supposizione sulle cose di questo mondo. Ovviamente essendo incerta l'unità di misura e di raffronto, l’uomo stesso, lo sono pure i pesi e le misure che attribuiamo al mondo circostante. L'ignoranza è un'ombra che avvolge le cose tutte e che non ci permette di comprenderne il contenuto e la forma. Come le ombre mutano continuamente, così muta continuamente l'opinione dell'uomo su se stesso e gli altri. 

“E conoscerai l'Universo.”  

La seconda parte del monito dell’Oracolo di Delfi crea una corrispondenza fra il microcosmo uomo e il macrocosmo universo. La conoscenza dell'uomo conduce alla consapevolezza e la consapevolezza interiore alla conoscenza dell'Universo. Come detto in precedenza in noi sussiste quella scintilla, quell’elemento pneumatico, che è frammentato, ma sempre eguale a se stesso, in tutto l’Universo. Attraverso il contatto con esso, giungiamo a quel tratto di unione con ogni particola che sussiste nel Cosmo. “Così come in alto, così come in basso” questo era il motto degli antichi ermetisti. Con queste poche parole volevano suggerire come ogni successo lungo la via della consapevolezza interiore, porta ad un trionfo lungo la via della consapevolezza universale. Quando l’unità di misura è conosciuta tutto ad essa può essere finalmente rapportato e svelato. 

La prima grande qualità del cercatore di conoscenza è la sincerità verso se stesso. Senza questa verità non è possibile procedere, in quanto ogni nostro inciampo e mancanza troverebbero immediata giustificazione.

Quante persone vediamo riempirsi la bocca di parole nobili e tenere comportamenti di vita ostativi e contrari a quanto professato? Desideriamo veramente dare una svolta alla nostra vita e passare così dal piano della dialettica a quello della pratica laboriosa?

Dobbiamo essere sinceri, è questo l’imperativo categorico a cui conformare la nostra esistenza. 

La seconda qualità dell’argonauta dello spirito è la volontà ferrea, attraverso cui cadenzare i lavori di analisi, di meditazione, di raccolta delle energie, di purificazione e di trasmutazione del proprio composito essere. Non è possibile conseguire nessun risultato permanente, se la nostra volontà è debole ed intermittente. Quante persone inizialmente devote alla causa della Conoscenza, vediamo in seguito abbandonare il sentiero o saltellare da una scuola all’altra?

Dobbiamo essere fermi nei nostri impegni. 

La terza qualità del viandante lungo le vie dello spirito, è quella di essere in grado di considerare ogni uomo come un individuo e ogni via come sacra. Non vi deve essere nessun fervore o esaltazione. Tutto in ogni momento deve essere messo in discussione, e ogni accadimento accolto con un sorriso. Si è liberi, quanto si è liberi da noi stessi.

Dobbiamo essere in grado di comprendere che l’altrui verità non porta danno o discapito alla nostra verità.

 

Esercizio 

Scrivi su di un foglio quelle che sono le tue idee e sicurezze su te stesso attorno al tuo rapporto con gli altri e la volontà di ricercare la conoscenza. Riprendi questo foglio una volta terminati gli esercizi contenuti in questo libro, e chiediti se ancora queste certezze sono valide.

 Esercizio

 Questo esercizio è rivolto ad aumentare il nostro grado di presenza e consapevolezza. Quando noi parliamo, guardiamo, leggiamo, preghiamo e così in ogni altra nostra azione, che vorrebbe essere consapevole, il nostro grado di presenza tende a scemare in modo drammatico. È in questo vuoto, fra atto e attenzione, che si innesta la volontà energivora dei nostri aggregati psicologici. La pratica consiste in un semplice accorgimento: Durante ogni tua azione, indirizza l’attenzione su di una parte del tuo corpo (inizia a riporla su qualcosa di visibile come la mano, e poi nel proseguo su di un punto di radicamento come l’arcata intracigliare), dividi così la tua presenza fra l’azione in compimento e te stesso. Questa divisione ti permette di rafforzarti, di vigilare su te stesso e quanto stai ponendo in essere.

(TRATTO DA: UOMO ENTE MAGICO )

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